27. Abside maggiore

Nell'abside maggiore della Basilica Eufrasiana si trova il sedile marmoreo semicircolare per gli officianti con al centro la cattedra episcopale dalle forme semplici, alle estremità decorata con figure intagliate di delfini che simboleggiano la risurrezione.

Al di sopra del sedile e della cattedra si trova una serie di scomparti simmetrici rettangolari riccamente decorati secondo la raffinata tecnica decorativa opus sectile. Trattasi di incrostazioni costituite da lastre marmoree policrome, tessere di pasta vitrea e madreperla, e in alcuni punti si trovano anche inserti in avorio. Il santuario è chiuso da un recinto in marmo di cui si conservano elementi, alcune colonne intatte e alcune lastre della recinzione.

Nel 1932 la recinzione fu riportata alla sua forma originale. Le pareti absidali erano interamente rivestite con mosaici di cui l'unico conservato è quello dell'abside centrale raffigurante un’unità teologica e simbolica complessa. Sulla sommità è raffigurato il Cristo con il libro aperto in mano, è fiancheggiato da sei apostoli per lato. Sul fondo del catino absidale è raffigurata la Vergine Maria con il Bambino in trono.

Nella scena, tra i santi sono raffigurati tre personaggi di cui uno solo nimbato - sono i rappresentanti della chiesa parentina. La figura con la corona del martirio e l’aureola è il santo patrono di Parenzo, san Mauro. La persona dai lineamenti del viso marcati con la barba corta, rivestito di una casula purpurea è il vescovo Eufrasio con in mano un modellino della sua basilica che porge in direzione della Vergine.

Vicino ad Eufrasio si trova l'arcidiacono Claudio, la figura immeritamente inferiore per importanza a quella del vescovo, e il quale probabilmente aveva la funzione di attendere alla costruzione e all'arredo della chiesa. Tra Claudio e Eufrasio si trova una piccola figura raffigurata come Eufrasio, figlio di Claudio. L'intradosso dell'arco è decorato da una serie di medaglioni. Nel clipeo centrale è raffigurato il Cristo come Agnello di Dio, inserito durante il restauro della fine del XIX e inizio XX secolo. Negli altri clipei si trovano i ritratti delle sante. Sotto ogni santa si trova il suo nome e ne deduciamo che sono sante il cui culto era ed è tuttora molto diffuso in tutta l'Istria. Il grande mosaico è stato sottoposto nell'ultimo decennio del XX secolo ad un'attenta indagine scientifica condotta su tutta la superficie analizzando a una a una le tessere, che ha dimostrato che più dell'80 per cento di esse è autentica. Ciò significa che, con eccezione delle tessere dorate, che tutti i personaggi, la maggior parte delle decorazioni e delle raffigurazioni hanno mantenuto la propria struttura originaria ovvero le tessere si trovano nel luogo in cui sono state originariamente collocate nella seconda metà del VI secolo.

Al centro del presbiterio si erge il grande ciborio che si adatta figurativamente allo spazio però esso non risale al VI secolo come il resto dell'arredo e delle decorazioni. Fu costruito nel 1271. La basilica era dotata anche prima di ciborio e quello attuale è forse una sua copia, al quale forse appartenevano i quattro capitelli risalenti al VI secolo.

I capiteli sono scolpiti in modo simile a quelli dei colonnati. La parte superiore del ciborio è costituita da quattro archi lievemente acuti, opera di maestri veneziani come si può dedurre dalla somiglianza con gli arredi marmorei policromi che ornano la Basilica di San Marco a Venezia. Anche i mosaici del ciborio furono realizzati da maestri veneziani. Possono essere paragonati a mosaici di alcune delle cupole dell'atrio della basilica marciana.

L'attuale altare risale al XVII o XVIII secolo, e l'antepedio della mensa presenta il paliotto in argento dorato fatto realizzare tra il 1449 e il 1454 dal vescovo parentino Giovanni. Purtroppo qui è arrivato danneggiato seriamente in quanto i suoi elementi principali sono stati rubati due volte. La prima volta nel 1699 sono stati trafugati i rilievi dei santi che sono poi dovuti essere sostituiti con nuovi in stile barocco. Anche questi rilievi barocchi furono rubati nel 1973 e non sono mai stati ritrovati.
È rimasto soltanto il paliotto originale senza le figure.